Telecom: accordo a tre per portare la tv in Rete
Nuova svolta in casa Telecom: ed è la seconda dopo quella sull'architettura delle nuove reti in fibra ottica. Stavolta si tratta di Iptv, la tv via Internet: "I nostri concorrenti non sono le tv. Noi e loro facciamo due lavori diversi. Loro aggregano contenuti. Noi li trasportiamo", è la sintesi di Luca Tomassini, responsabile Business Innovation e Iptv di Telcom Italia.

Frase che chiude definitivamente i conti con le ipotesi tronchettiane di trasformare Telecom in una media company. Bernabè l'aveva detto. Questa di adesso è la traduzione nei fatti. E i fatti dicono che questa svolta di Telecom Italia apre una stagione tutta nuova per l'Iptv. Finora la tv via Internet ha vivacchiato: mezzo milione di utenti in Italia, più o meno 300 mila Telecom, 200 mila FASTWEB e qualche migliaio Wind. Tiscali non c'è più. Vodafone non c'è ancora. Un mancato sviluppo preoccupante se si guarda all'estero (Francia e Gran Bretagna in primo luogo). E che ora viene messo anche in relazione alla nostra più generale arretratezza sulla banda larga.

Insomma: all'estero due cose hanno creato le condizioni per la crescita digitale: le transazioni online (ecommerce e egovernment in primo luogo) e la televisione. In Gran Bretagna da quando la Bbc ha messo interamente online i suoi palinsesti, circa un anno fa, dando la possibilità agli inglesi di chiedere via Internet un programma del giorno prima o della settimana prima, c'è stato un boom di traffico. E questa domanda aggiuntiva ha permesso di varare un piano nominato Digital Britain (che si basa sulle conclusioni del "Rapporto Caio", quello inglese, non quello italiano) e per cui il governo di Londra sta addirittura pensando di creare una soprattassa mensile di mezza sterlina sul canone telefonico fisso.

La svolta di Telecom va in questa direzione: considerare l'Iptv solo una piattaforma di distribuzione, come il satellite o il digitale terrestre, da mettere a disposizione dei broadcaster. Il passo successivo è stato quello di creare un punto di incontro con gli altri due operatori, FASTWEB e Wind per lavorare assieme allo sviluppo di uno standard comune. Non è la fine della concorrenza tra i tre, ovviamente, ma solo il riconoscimento che in questa fase c'è un obiettivo comune, quello di far crescere questo nuovo mercato. E che siamo alla vigilia di uno scatto di questo mercato è testimoniato anche dal fatto che per la prima volta sul tema dell'Iptv Wind prende una posizione attiva. Il gruppo di Sawiris non è mai stato un first mover sulle tecnologie e tende a entrare nei mercati quando le cose sono sufficientemente stabili: "Negli ultimi tre anni abbiamo rimesso a posto la fabbrica spiega Romano Righetti, responsabile Affari Regolamentari di Wind e vicepresidente di Aiptv Abbiamo investito 2,24 miliardi di euro sulle reti, fisse e mobili, il che significa una media del 14/15% l'anno sui ricavi. E ora il 100% delle nostre centrali sono attrezzate per fornire connessioni a banda larga a 20 mega".

Ecco quindi che, sulla base del Dgtvi, il consorzio del digitale terrestre, che ha messo assieme tutte le emittenti italiane, Rai, Mediaset, La7 e le locali, nato l'Aiptv: poco fantasiosamente Associazione per l'Iptv. E il primo obiettivo è già definito: mettere sul mercato un decoder unico per tutti e tre. Un settopbox che vada bene sia per Alice di Telecom, per FASTWEB e per Wind. Con il primo risultato di garantirsi minori costi di sviluppo, maggiori economie di scala e quindi minor prezzo di vendita al mercato.

In secondo luogo le tre telecom iniziano a fare fronte comune su molti problemi regolamentari. E proprio venderdì scorso è p artita la prima lettera firmata Aiptv e indirizzata a Corrado Calabrò, presidente di Agcom. "È il tema dei diritti per la trasmissione dei contenuti premium e in particolare quelli del calcio spiega Giovanni Moglia, direttore Affari legali e regolamentari di FASTWEB e presidente di Aiptv Per noi è fondamentale che l'AgCom ci riconosca lo status di piattaforma emergente. Perché grazie a questo nessuno potrà avere i diritti per l'Iptv in esclusiva: tutti e tre gli operatori di Iptv devono avere la possibilità di rivendere ai loro utenti gli stessi contenuti".

Ma la cosa andrà anche oltre. Intanto, il contemporaneo passaggio al digitale delle reti tv può creare un'ulteriore opportunità alle tre telecom. Il loro decoder unico, che dovrebbe arrivare sul mercato per novembre, in tempo per lo switch off, lospegnimento del segnale analogico, di Lazio, Campania, Piemonte e Trentino Alto Adige offrirà un'opportunità in più. Sia agli utenti che ai broadcaster. Il decoder dell'Iptv infatti sarà collegato sia alla presa telefonica che all'antenna televisiva. Quindi farà vedere al tempo stesso tutti i canali in chiaro del digitale terrestre attraverso l'antenna; farà arrivare Internet a banda larga e tutti i cataloghi di film e serie tv che oggi costituiscono i contenuti specifici di Alice piuttosto che di FASTWEB Tv o di Infostrada Tv; e infine farà arrivare sempre via cavo i canali pay del digitale terrestre. In altre parole, i canali a pagamento di Sky e di Mediaset si troveranno a competere direttamente sulla stessa piattaforma.

Dal punto di vista degli utenti, invece, l'Iptv avrebbe il vantaggio di mettere tutta assieme l'offerta tv: da quella via satellite a quella su etere terrestre. Ma soprattutto grazie al collegamento con la rete a banda larga potrebbero avere l'interattività che né il satellite né l'etere terrestre possono assicurare. E questa è una cosa che si potrà vedere già con la prima versione del decoder unico, a novembre: la possibilità di richiedere i contenuti dei palinsesti dei giorni precedenti. Rai ha già firmato l'accordo e Mediaset è molto vicina. Sky per ora nicchia ma prima o poi accetterà. E' già questa una possibilità che da sola quasi giustifica il prezzo mensile che la Iptv chiederà ai suoi utenti. Un prezzo che ogni telecom deciderà in autonomia in base alle sue strategie e al modo di combinare i pacchetti, ma che non sarà molto alto: anzi. A questo prezzo ognuno potrà poi aggiungere l'acquisto di contenuti premium: o i pacchetti di Sky, o quelli di Mediaset o singoli eventi.

Gli utenti accenderanno la tv via Internet sul loro televisore e vedranno comparire più "bottoni": con uno andranno sui canali terrestri in chiaro e vedranno la tv ‘normale'; con un altro entreranno nel mondo Premium di Mediaset, con un altro ancora in quello di Sky; con un terzo in quello di Dahlia, la pay tv sul digitale terrestre che ha rilevato i canali a pagamento di La7. E così via con tutti i nuovi soggetti che si andranno aggiungendo.

L'Aiptv è appena partita. Il progetto è nato più o meno l'autunno scorso, dopo il successo del primo switch off del digitale terrestre in Sardegna. E non a caso è nato dalla collaborazione tra Tomassini e Piero De Chiara, che per Telecom gestisce proprio lo switch off della tv digitale. Ma ora che il progetto è avviato le potenzialità aggiuntive che può generare sono molte e tutte molto interessanti. Si potrebbe arrivare perfino a immaginare una società separata, gestita da Telecom, FASTWEB e Wind, in cui far confluire la gestione della piattaforma di accesso, lo standard, i decoder; forse anche parte del Billing e soprattutto la pubblicità su tutta la parte di video on demand. Per esempio: voglio rivedere una puntata che ho perso di una serie tv della settimana prima? Gli spot andati in onda in diretta sono stati tolti e vedrò il video senza quelle interruzioni, ma potrei avere uno spot in testa e uno in coda venduti dalla società della piattaforma. E poi, perché limitarsi solo ai contenuti tv? La piattaforma potrebbe distribuire anche applicativi di ogni genere: un po' una specie di iTunes italiana.

Ma queste sono ipotesi molto futuribili. Per ora di concreto c'è che Telecom soprattutto può ridurre di gran lunga le esigenze di cassa per finanziare l'acquisizione di contenuti e questo, visto quello che ha speso negli anni passati per accaparrarsi diritti di partite e library, è un latro pezzo di risanamento. Bernabè può concentrarsi sullo sviluppo della rete. Può essere uno scenario favorevole per Telecom. Uno scenario in cui la attorno alla tv via Internet si crea attesa rende più facili le decisioni di investimento. Perché c'è un intero mercato che inizia a muoversi tenendo presente il nuovo obiettivo e un clima più favorevole. L'accordo con FASTWEB e Wind rafforza questa strategia. Tanto più che anche sul versante dei broadcaster, e di Mediaset in particolare, la Iptv è una buona prospettiva, specie se arriverà velocemente. E arriverà tanto più velocemente se sarà una piattaforma libera da esclusive e aperta a tutti.

E questa ancora una buona notizia per Telecom. Se il mercato non punta più ad integrare verticalmente contenuti e reti di trasporto, Telecom può essere forse più tranquilla rispetto a ipotetiche ed eventuali mire di Mediaset. Che avrà altri cento motivi e occasioni di far sentire il suo peso nella nuova piattaforma. Ma che potrebbe aver sempre meno interesse ad una integrazione di tipo societario.


da la Repubblica